PIN*UP #1 Antonio Syxty CUT > OUTS
Antonio Syxty
CUT > OUTS
storia che si auto-genera senza inizio né fine
28 immagini in bianco e nero stampate in digitale su 14 fogli 31,4 per 46,4 cm di carta Fedrigoni Arena rough ivory 120 gr, al recto e al verso, piegati e raccolti in una cartella bianca, stessa carta 300 gr, con scritta a rilievo.
I primi 50 esemplari stampati contengono un multiplo collage su carta con timbro.
CUT > OUTS si compone di un nucleo di ritagli fotografici eseguiti sulle pagine di diciotto quaderni di Antonio Syxty, dove nel corso degli anni si trovano raccolte fotografie e testi di varia natura, tra l’annotazione, lo schizzo progettuale, la documentazione di lavori eseguiti, e la collezione di reperti verbo-visivi di affezione. CUT > OUTS è quindi il risultato di molteplici zumate su un materiale che nella sua sostanza costituisce una riserva di opere possibili, e di significati tanto promessi quanto revocabili. Le ventotto immagini, frammenti di altre immagini, rivendicano l’incompletezza come condizione del comporre, nonché radicale esposizione all’eventualità di accadere e insieme contraddirsi.
CUT > OUTS inaugura il progetto editoriale PIN*UP, ideato e curato da Pasquale Polidori.
Produzione: Deposito Solventi con le edizioni Cambiaunavirgola. Grafica: Claudia Damiani e P. Polidori. Stampa e allestimento: La Legatoria, Roma.
SYXTY IN SINTESI
Alla fine degli anni Settanta, Antonio Syxty è fra i rappresentanti del così detto teatro di performance: ibridazione di atto scenico, testo e linguaggio visivo, che nel suo caso si articola spesso in dimensioni extra-teatrali, includendo la moda, la grafica pubblicitaria e soprattutto la letteratura. Le sue opere infatti, realizzate fuori e dentro i circuiti delle gallerie d’arte e dei teatri, si costituiscono quali campi di intersezioni e derive mediali, dove spesso la realizzazione conclusiva non esaurisce affatto le potenzialità implicate nelle sperimentazioni della fase ideativa, destinata a rimanere aperta. In tale fase si sommano un intenso lavoro di scrittura e il reperimento di quanto prende parte al processo poetico, avendovi funzione di materiale linguistico nonché di oggetto ready-made incaricato di concentrare e assorbire lo sguardo nel rituale performativo: segni e simboli tradotti in pittura; ritagli di giornali; esperimenti testuali che vanno dal frammento verbale spazializzato a certe micro-narrazioni che funzionano come indici di situazioni ambiguamente sospese tra la finzione letteraria e il progetto artistico; prelievi dalla cultura di massa e dalla produzione artistica e letteraria novecentesca; un processo che non si può altrimenti definire se non di insistita individuazione di un’idea di figura, che coinvolge modelle, attrici e attori; la scelta di luoghi specifici. Questa raccolta di elementi in parte sospesi e in parte utilizzati, ma in tutti i casi portati alla messa in opera, è anche quanto sta alla base di CUT > OUTS, progetto che nasce come distillazione di 28 immagini le quali sono arresti momentanei di un processo privo di un’unica direzione. CUT > OUTS, in altri termini, è tanto un dispositivo destinato a generare un insieme aperto di percorsi associativi e, se si vuole, narrativi, quanto un commento al modus operandi di Syxty, basato in gran parte su una riscrittura continua, fatta di scarti, spostamenti e re-investimenti degli oggetti di partenza.
A partire da quegli inizi, infatti, la ricerca di Syxty procede dando luogo a una riflessione su comportamento umano e alterazioni narrative della trama esistenziale, compresa la sua stessa biografia. La tematica del personaggio — individuo-parola e individuo-figura, in un riversamento del costrutto teatrale nella vita quotidiana e nel sociale, e viceversa — è indagata sia attraverso una pittura di stampo concettuale, che non distingue la singola opera dal processo che la lega alla produzione performativa nell’ambito dell’arte visiva, e sia nel costante lavoro come regista di teatro, impegnato nella messinscena di testi propri e altrui, compresi i classici. Aspetto peculiare dell’arte di Syxty, derivato da una lunga pratica di interazione con il fare altrui — anche di autori distanti tra loro, come accaduto con Nanni Balestrini e Giovanni Testori, per esempio — risiede nell’aver appreso la lezione teatrale nel suo complesso, ossia quanto il teatro significa in termini di sistema di relazioni umane e di senso, e averla trasferita all’arte visiva e alla comunicazione in generale. Nel suo caso si deve dire che è il teatro a valere come orizzonte e occasione di ampliamento delle coordinate del lavoro pittorico e plastico in generale. E a ciò si aggiunge la constatazione che, curiosamente, non esistono altri percorsi artistici che siano così tanto segnati dall’intreccio di nomi propri di persona, quasi un infinito fotoromanzo, dietro e dentro l’opera.
Vive a Milano, dove recentemente ha esposto i suoi lavori alla galleria Artra (False Prophecies – False profezie, 2022, dipinti, collage, stampe fotografiche e predizioni), ha composto e messo in scena una drammaturgia basata su una scelta di testi di autori del Nouveau Roman e di Michele Zaffarano, e dedicata a Chris Burden (Through the night softly, 2023, MTM Teatro Leonardo), oltre a proseguire un percorso di confronto con il teatro di Checov, i cui risultati sono le messinscene de Il Giardino dei ciliegi, Il gabbiano e Zio Vanja (negli anni fra il 2000 e il 2024, MTM Teatro Litta). Syxty è anche ideatore e curatore di trasmissioni destinate a canali You Tube, quali: L’intervallo — un progetto di letture poetiche di vari autori al momento giunto all’episodio numero 363 — e La finestra — serie di incontri con scrittori, artisti e persone del mondo del teatro, per lo più dedicati alla presentazione di libri. Per TIC Edizioni nella serie Chapbook ha pubblicato Fan Club (2023).
CHE COS’È PIN*UP PIN*UP è una collana di monografie d’artista sul tema inafferrabile della concretezza dell’immagine. Vi rientrano concetti quali: perimetro, supporto, posto, non significanza, non traducibilità, convenzionalità, opacità, permanenza malgrado la negazione dell’origine e del riferimento, e tutto ciò che può voler dire il misterioso in sé dell’immagine. Si compone di 28 immagini stampate in bianco e nero e raccolte in una cartella senza rilegatura. L’ordine delle immagini non è fisso e la coerenza dell’insieme è solo ipotetica.DEPOSITO-SOLVENTI_notizia-04-ridotta_gennaio-2024
DEPOSITO SOLVENTI
una specie di archivio
DEPOSITO SOLVENTI è una specie di archivio dedicato alle interferenze tra arte visiva, scrittura ed esperienze traduttive. Vive di debiti, conversazioni e contributi operativi di varia materia e linguaggio.
DEPOSITO SOLVENTI si trova a Roma in via Flaminia 58 e fa parte dell’associazione culturale AOCF58. È visitabile su appuntamento scrivendo a: depositosolventi@gmail.com oppure a info@pasqualepolidori.net.
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